infanzia uno

…Il giorno seguente alla mia nascita fui battezzato, si doveva fare in fretta per non essere di intralcio alle celebrazioni natalizie che sarebbero iniziate da lì a breve. Anche quel giorno pioveva e la mia madrina di battesimo fu la signora Vittoria, vicina di casa ed amica di famiglia. Per me era, come la chiamavo e la chiamo ancora adesso semplicemente Tottò. Ella ritornerà spesso in queste pagine per essere stata presente in momenti importanti della mia vita. Del mio primo anno mi resta qualche foto sbiadita, rigorosamente in bianco e nero. C’è quella dove indosso il cappottino nuovo regalatomi dal nonno, quella dove sto, cucciolo d’uomo, insieme alla cucciolata del cane di famiglia, Chetty (papà lo scriveva proprio così), cane da caccia nero con una stella bianca sul petto, quella, classica, tutto nudo sul lettone dei miei. Anch’io avevo i boccoli come la mia Giorgia, non esageratamente come i suoi, ma comunque sempre boccoli erano. C’è la fotografia mia, tutto imbacuccato in un giubbottino rosso con cappuccio a mò di camicia di forza che non mi permetteva alcun movimento, e che suscitava l’ilarità di zia Ninuccia, una zia di mia mamma che l’aveva praticamente adottata quando si era trasferita a Vico Equense da Napoli ai tempi della guerra, di zia Ninuccia dicevo e delle sue figlie, che quando andavo con mamma e papà a fare loro visita, sistematicamente la domenica e nelle feste comandate, dicevano che era arrivato “Marcoff” sulla luna. Dopo quattordici mesi di principe ereditario solitario, arrivò mio fratello Rosario, e anche di lui si parlerà spesso in queste pagine, considerato che la minima differenza di età tra di noi ha fatto sì che crescessimo oltre che come fratelli anche come amici. Per me alle prime armi con il linguaggio era, e lo rimase per parecchio tempo semplicemente “Ai”. Ho accennato alle mie prime paroline ma la mia prima parola che imparai a dire fu “Teresa”, il nome di una carissima amica di famiglia e vicina di casa. A Lei fui molto affezionato e scusate se al ricordarla, è volata in paradiso dieci anni fa, mi si riempie il cuore di tristezza ed un velo mi appanna la vista. Rappresentò tanto per me ed il mio mondo affettivo, era la nonna che non potevo avere vicino come io forse ero il nipotino che lei aveva lontano, era, con la sua porta sempre aperta per Lello, un rifugio sicuro per sfuggire alla giusta punizione famigliare dopo aver combinato qualche marachella delle mie, era….la persona che veniva a casa mia quando non stavo bene ed era di rito l’iniezione prescritta dal medico. Non erano ancora i tempi di “pic”, e lei arrivava, poneva sul fuoco il pentolino per la sterilizzazione dell’attrezzatura, poi aspirava con il suo fare pacato il medicinale, mentre io, fazzoletto in bocca per evitare di gridare, attendevo teso come una corda di violino, che lei, dopo aver sezionato con lo sguardo il mio sederino per capire dove sarebbe dovuto atterrare questa volta l’ago, eseguiva il doloroso rito……..

infanzia unoultima modifica: 2004-08-18T18:27:26+02:00da naufragotriste
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2 pensieri su “infanzia uno

  1. Amo i racconti della memoria, anche se dico spesso che non mi piace ricordare. Mi cimento spesso anch’io con immagini e volti del passato, con la mia vita da bambina, i miei flash di posti che non vedrò mai più, di cose che nel ricordo assumono, chissà perché, sempre un colore nostalgico, anche quando non c’è niente di bello da raccontare…

  2. Benvenuto.Sarà banale ma…mi piace il tuo blog.PS:anche tu hai perso tempo all’Università ?Io fin troppo e quanto difficile è ricominciare ogni volta a studiare!Se Dio vuole il prossimo anno mi laureo ma la mia storia universitaria è un’Odissea, e sì che a scuola sono sempre andata benone…bè questa è un’altra storia.A presto!

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